Antologia

A Sòfia di NAZIM HIKMET

Sòfia, 1932

Sono entrato a Sòfia un giorno di primavera, amor mio
la tua città natale ha un profumo di tigli.
Percorro il mondo senza di te
tale è il mio destino
che posso farci?
A Sòfia, l’albero vien prima della pietra, è più bello
         della pietra
A Sòfia, l’albero e l’uomo si mescolano
         soprattutto il pioppo
         sembra che voglia entrar nella stanza
a sedersi sul tappeto rosso.
Qui, quando viene la sera, tutti sciamano per le vie
donne, vecchi, giovani, bambini
risa, chiasso, mormorio, tumulto
in lungo e in largo
         fianco a fianco
         a braccetto, la mano nella mano.
A Instanbul, a Scehsadebasci, le sere di ramadan
- Munevver, non te ne puoi ricordare -
si passeggiava così, in altri tempi.
Quei tempi sono passati
se fossi adesso a instanbul
         nemmeno me ne ricorderei.
Ma lontano da Insanbul
         tutto è pretesto per la nostalgia
                   anche il parlatorio
                            della prigione di Uskudar…
Sono entrato a Sòfia un giorno di primavera, amor mio
la tua città natale ha un profumo di tigli.
La tua città natale è la casa accogliente
         Di un fratello
Ma anche in casa del fratello
         La propria non si scorda.
È un duro mestiere, l’esilio,
un duro mestiere…