Sòfia, 1932
Sono entrato a Sòfia un giorno di primavera, amor miola tua città natale ha un profumo di tigli.Percorro il mondo senza di tetale è il mio destinoche posso farci?A Sòfia, lalbero vien prima della pietra, è più bellodella pietraA Sòfia, lalbero e luomo si mescolanosoprattutto il piopposembra che voglia entrar nella stanzaa sedersi sul tappeto rosso.Qui, quando viene la sera, tutti sciamano per le viedonne, vecchi, giovani, bambinirisa, chiasso, mormorio, tumultoin lungo e in largofianco a fiancoa braccetto, la mano nella mano.A Instanbul, a Scehsadebasci, le sere di ramadan- Munevver, non te ne puoi ricordare -si passeggiava così, in altri tempi.Quei tempi sono passatise fossi adesso a instanbulnemmeno me ne ricorderei.Ma lontano da Insanbultutto è pretesto per la nostalgiaanche il parlatoriodella prigione di UskudarSono entrato a Sòfia un giorno di primavera, amor miola tua città natale ha un profumo di tigli.La tua città natale è la casa accoglienteDi un fratelloMa anche in casa del fratelloLa propria non si scorda.È un duro mestiere, lesilio,un duro mestiere