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Sul fumo (Eva Zenith)
Una prova del totalitarismo verso il quale scivola l'Occidente è dato dall'isterica campagna contro il fumo. Gli argomenti di questa campagna sono:

Il fumo fa male a chi fuma
La preoccupazione per la salute di un regime democratico e libertario è connotata dalla cura: se ti ammali, lo Stato ti offre la possibilità di curarTi senza distinzioni di ceto, razza o religione. Un regime totalitario si preoccupa della salute in termini coercitivi: Tu non devi ammalarTi e quindi Ti è proibito ogni comportamento dannoso per Te. Oggi la droga e il fumo, domani saranno l'alcool e la dieta alimentare, poi le ore di sonno, gli strapazzi fisici. Poichè non devi ammalarTi, non solo sono proibiti i comportamenti dannosi, ma sono obbligatori i comportamenti sani: oggi le vaccinazioni, domani le vitamine, le ore di sole e sonno, la maglietta della salute, la frequenza e la durata dei rapporti sessuali, le diete, gli esercizi fisici. Naturalmente la distinzione fra comportamenti dannosi e sani è affidata a Comitati Scientifici, la cui obbiettività è molto controversa e che esprimono lo strapotere dello scientismo ai danni della politica. Non entriamo nemmeno nella diatriba relativa alla verità dell'asserzione di base (il fumo fa male), anche se riteniamo possibile dimostrare l'esistenza una correlazione o di una relazione di causa-effetto fra ogni tipo di comportamento umano ed ogni tipo di esito. Diamo per buona l'affermazione che il fumo fa male. L'essenza del totalitarismo è la sostituzione dello Stato al cittadino nelle scelte critiche: persino Dio ha lasciato l'uomo libero di scegliere il male. Lasciare il cittadino libero di scegliere ciò che gli fa bene è un paradosso. Lo Stato si arroga un compito che Dio ha avuto la liberalità di rifiutare. Il diritto di farsi e fare del male è l'essenza della libertà umana e la radice della responsabilità: farsi del male comporta accettarne le conseguenze dolorose; fare del male implica la accettazione della punizione. Libertà e responsabilità sono la base del pensiero democratico, ma anche religioso, dell'Occidente.

Il fumo fa male a chi sta vicino a chi fuma
Questa asserzione intanto dovrebbe passare al vaglio della critica scientifica. Se esiste una qualche fondatezza per la tesi del rapporto causa-effetto circa i danni del fumo al fumatore, questa sbiadisce circa i danni del fumo passivo. Ma anche qui non ha senso entrare nel dibattito sul contenuto dell'affermazione. Il problema è se sia legittimo proibire e punire tutti i comportamenti che danneggiano i nostri vicini. Su questo tema entra in gioco un altro principio di distinzione fra democrazia liberale e totalitarismo: la prima si fonda sulla tolleranza, il secondo sull'intolleranza delle differenze comportamentali, anche quelle soggettivamente più fastidiose. Naturalmente, il concetto di tolleranza ha dei limiti. Per esempio tollerare l'omicidio o il furto è impossibile, anche se la cultura liberale e libertaria ha introdotto una scala di ammortizzazione dell'intolleranza, in base alla gravità del reato e comunque sempre al di sotto della soglia di irreparabilità. Tutti i codici penali fanno distinzioni fra furto di una mela e di un sacco di diamanti; fra furto con scasso e senza; fra furto e rapina; fra furto di cose e rapimento di persone. Tutti i regimi liberali distinguono fra omicidio colposo e intenzionale; fra omicidio passionale o efferato: fra omicidio e strage. E comunque la cultura democratico liberale rifiuta che la punizione di un reato arrivi alla pena di morte. E cerca di commisurare il comportamento intollerabile con la reazione che provoca: non è lecito sparare a chi entra, anche illegalmente, nel nostro giardino. In genere, i comportamenti non tollerati riguardano quelli che intenzionalmente producono il male dell'altro. I comportamenti non intenzionali sono in genere più tollerati, anche se hanno esiti gravissimi (come l'omicidio preterintenzionale o l'omicidio colposo). Ancor più tollerati, in regime liberale, sono i comportamenti che, pur avendo esiti molto gravi, hanno conseguenze indirette. I regimi totalitari si caratterizzano invece per la estensione del concetto di crimine a comportamenti le cui conseguenze dannose sono molto indirette. Pensiamo alla proibizione dei regimi totalitari orientali, come del nazismo, circa l'importazione di libri, giornali, musica, oggetti d'arte "degenerati" la cui colpa sarebbe quella di corrompere i giovani. Oppure alla proibizione di esporre certe parti del corpo femminile, che avrebbero la colpa di suscitare istinti incontrollabili nei maschi (in medio oriente anche i capelli). I regimi democratici e liberali consentono in genere l'uso dell'auto, malgrado sia dannosissimo (per l'inquinamento e per gli incidenti). Non proibiscono la pratica di molti lavori pericolosi: semmai chiedono adeguate misure di sicurezza. Tollerano la prostituzione, anche se a volte questa si rivela dannosa per le prostitute, i clienti e la pace familiare. Il principio di tolleranza consiste nel restringere l'area dell'intolleranza al minimo indispensabile, lasciando lo spazio più vasto possibile alla negoziazione interpersonale e privata, all'autoregolazione, alla comprensione reciproca. Così in genere è tollerato l'urlo, il parcheggio sul marciapiede, lo scherzo telefonico, lo scrivere su muri, il sorpasso poco ortodosso, il disagio da tifo calcistico, l'abbigliamento di ogni tipo, la scarsa igiene personale, il tossire in pubblico, il latrare del cane del vicino e così via per migliaia di comportamenti dei quali è possibile dimostrare una relazione con danni, fisici o psichici, ai vicini.
L'intolleranza verso il fumo appartiene ad una lunga scia di segnali odierni che vanno nella direzione del totalitarismo: le proibizioni al gioco infantile nei condomini; le limitazioni relative ai cani; i regolamenti al piccolo commercio; i divieti alle scelte estetiche individuali nell'edilizia; i divieti al gioco d'azzardo; i limiti all'immigrazione; la punibilità del nudismo; l'interdizione della pornografia in televisione. Con questo sviluppo dell'intolleranza, il totalitarismo è destinato a dilagare. Pensiamo ai danni che può fare chi, colpito da raffreddore virale, esce di casa e frequenta luoghi pubblici. Oppure ai danni che produce ai vicini l'irrorazione di un giardino con anticrittogamici; l'uscita di fumo da un camino; la partenza dal box ogni mattina con un auto non catalitica; l'uso di telefonini, radio e tv o pc in pubblico (con le relative onde che attraversano i presenti). E i danni provocati da fumi emessi da fabbriche o inceneritori?
Tutto questo e molto altro potrebbe essere proibito e punito in nome del fatto che "reca danno", fisico o psichico, agli altri. Il principio di lotta alla dannosità ha come modello un pianeta sterilizzato e plastificato, omologato ad una sala operatoria, dove il sesso è sicuro, l'alimentazione è controllata, gli stili di vita ed i consumi improntati alla salute propria ed altrui. Ora è obbligatoria l'assicurazione auto: perché non dovrebbe essere obbligatorio il cambio d'auto ogni 3 anni, in nome della riduzione del rischio da usura? Le cameriere dei ristoranti devono avere la cuffietta: cosa manca all'introduzione dell'obbligo di scafandro per i cuochi? E se ora è stigmatizzato il fumo davanti ai propri figli, perché non arrivare all'obbligo di cuffietta e scafandro per la madre che cucina? Siccome i mezzi ed i locali pubblici sono aree di potenziale contagio, perché non vincolarne l'accesso ad una visita medica settimanale ? E perché non mettere fine ai danni provocati da un'educazione sbagliata, con l'obbligo di un patentino di competenza educativa come condizione per il permesso alla gravidanza? E poi si arriveranno a punire i genitori che litigano, per i danni psichici recati ai figli; si metteranno in prigione coloro che baciandosi, diffonderanno l'influenza; si renderà obbligatoria la reclusione domiciliare a chiunque abbia disturbi ai bronchi; l'accesso alle spiagge e alle piscine dovrà essere condizionato all'esito negativo di analisi frequenti sulle malattie della pelle.

Le malattie provocate dal fumo sono un costo sociale
La teoria del "costo sociale" è la forma peggiore di totalitarismo. Ogni individuo è un costo sociale; ogni libertà ha un costo sociale. Sostenere che la lotta al fumo è giusta perchè i costi delle malattie da fumo ricadono sulla società, è una modesta razionalizzazione dell'ispirazione totalitaria. Le teorie eugenetiche, la soppressione di soggetti portatori di handicap o di razze considerate inferiori, sono state l'estremizzazione di questa idea. Il vincolo posto in Cina al numero dei figli si basa sulla insostenibilità sociale dell'esplosione demografica. Se questa concezione viene estesa e si legittima il valore "costo sociale" come prevalente su quella di "libertà individuale", si apre la strada ad una serie di divieti grotteschi. Lo Stato si sente autorizzato a legiferare sulle ore d'uso dell'automobile, sulla quantità e qualità dell'alimentazione, sulle attività sessuali, sull'uso del tempo libero, sull'impegno degli alunni nelle fasi di apprendimento.

I produttori di fumo non hanno informato correttamente i fumatori dei danni possibili
Anche qui non si tratta di discutere se questo sia vero o meno. Il problema è se chiunque produca qualcosa, e non chi la consuma, debba essere obbligato a mettere in guardia il consumatore, e se questa messa in guardia abbia una qualche efficacia sui comportamenti. I produttori di salumi, di cioccolato, di vino e alcool, dovranno avvisare i consumatori del fatto che questi alimenti possono essere molto dannosi? I produttori di automobili e motociclette, coltelli, attrezzi di carpenteria, scale dovranno spiegare all'acquirente che il loro uso potrebbe essere mortale? Le linee aere, le compagnie ferroviarie e nautiche, le autolinee dovranno stampare sui biglietti le statistiche annuali dei morti e feriti ?