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DANIELE KIHLGREN (fonte)

Si chiama Daniele Kihlgren, è svedese, ha poco più di 40 anni e discende da una delle famiglie più ricche della Svezia, ovvero gli industriali Kihlgren (che si occupano di cementifici). È stato soprannominato “l’uomo che salva i borghi” perché ha pensato bene di investire il proprio denaro per salvare i borghi medievali abbandonati d’Italia. Eugenio Occorsio del quotidiano La Repubblica l’ha intervistato (l’articolo è stato pubblicato lo scorso 6 agosto) ed in un passaggio lo svedese afferma: “Quest’integrazione perfetta fra case storiche e paesaggio, questi borghi costruiti sulla sommità delle colline nell’epoca dei castelli, questo senso straordinario di equilibrio e armonia…ecco il vero patrimonio italiano tanto seduttivo quanto sistematicamente compromesso. Diciamo la verità: è un patrimonio che grida vendetta, ce l’avete messa tutta per massacrarlo”. In effetti, ha ragione da vendere…
Kihlgren ha cominciato nel 1999 da Santo Stefano di Sessanio (un paesino vicino a L’Aquila, tra l’altro seriamente danneggiato dal terremoto dello scorso 6 aprile, con pesanti danni soprattutto alla splendida torre medicea): ha cominciato a cercare uno per uno i vecchi proprietari delle case diroccate abbandonate (e non è stato semplice visto che molti sono sparsi in giro per il mondo), poi ha fatto loro un’offerta e quasi tutti hanno accettato (anche perché non avevano nulla da perdere), dopo di che ha cominciato a restaurare il borgo: se nel 2001 il 75% delle abitazioni del borgo erano abbandonate, alla fine del 2008 c’erano già 120 abitanti, circa 30 attività commerciali e 7.300 presenze annue in 5 strutture ricettive. Così facendo ha rianimato un borgo praticamente abbandonato: certo, lo svedese ha un ritorno economico dall’operazione di vendita degli edifici ristrutturati, ma è giusto che sia così e comunque è l’unico modo per far rivevere un paese.
Lo svedese ci ha preso gusto e, assieme alla tedesca (ma di origine polacche) Margareta Berg ha cominciato a girare il Mezzogiorno in cerca di altri borghi: così è riuscito ad ottenere dal Comune di Matera 20 concessioni trentennali per altrettanti Sassi (le famose case scavate sulla roccia) e nel mese di luglio ha inaugurato sul costone della Civita (che domina il grandioso canyon Gensola) il secondo “albergo diffuso” (si tratta di una struttura ricettiva concentrata in più edifici staccati tra loro: ne ha fatto uno anche a Santo Stefano di Sessanio, con 23 casette ristrutturate, http://www.sextantio.it). Nel caso dei Sassi di Matera, Kihlgren ha restaurato queste caverne con non poche difficoltà (visto che erano piene di licheni, alberi, erano profonde e difficili da esplorare tra buche ed insidie), ma alla fine le ha fatte ripulire lasciando spesso le pareti a crudo, creato pavimenti in cotto e pietra, arredate semplicemente con pochi mobili antichi: il Comune ne rimane proprietario. E così è partito il recupero di uno dei gioielli del patrimonio storico – artistico italiano, condannato alla distruzione (http://www.sassidimatera.com).
Il successo è stato così forte che Kihlgren ha già acquistato altri 5 borghi sparsi per l’Italia, pronti per essere ristrutturati (ma molti altri Comuni del Sud Italia lo stanno contattando). Si tratta di:
  • Montebello sul Sangro, in provincia di Chieti: a inizio del ‘900 una frana fece abbandonare il paese costruendolo più a valle (oggi conta poco meno di 200 abitanti), mentre il vecchio borgo (fino al 1969 denominato Buonanotte), è ora abbandonato;
  • Martese, frazione di Rocca Santa Maria, in provincia di Teramo: nel 1804 aveva 62 abitanti, oggi nessuno;
  • Rocchetta a Volturno, in provincia di Isernia: si tratta della frazione Rocchetta Vecchia, abbandonata negli anni ’20 per una frana (in seguito il terreno è stato consolidato);
  • Frattura Vecchia, frazione del comune di Scanno, in provincia de L’Aquila: dopo il terremoto del 1915 è stata abbandonata;
  • Rocca Calascio, nel comune di Calascio, in provincia de L'Aquila, dove si erge il castello più alto d'Italua, il cui borgo è oggi abbandonato.

Afferma ancora Kihlgren: “Lavoriamo sempre in stretta cooperazione con i Comuni, ci scambiamo idee, suggerimenti, notizie storiche. Noi paghiamo le tasse e contribuiamo alla rivalorizzazione di questi pezzi di storia e cultura. Chiediamo solo una cosa: un vincolo ferreo che impedisca la costruzione di nuove case tutt’intorno”. Lo scopo è quello di riattivare lo stile di vita del borgo prima dell’abbandono, con attività in comune sull’aia delle case, l’allevamento libero degli animali da cortile, la coltivazione naturale degli orti e dei campi, la diffusione di cibi caratteristici (questa realizzata assieme al Museo delle Genti d’Abruzzo). Insomma, davvero un gran lavoro.