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I colpevoli del famigerato Dublino
Chi ha firmato il Trattato di Dublino?
La Lega Nord di Matteo Salvini da sempre incentra la sua politica sugli immigrati e così l'attuale leader del Carroccio ha accusato il Partito Democratico di aver ratificato il Trattato di Dublino III durante il periodo del Governo Letta quando Cécile Kyenge era a capo del Ministero dell'Integrazione.
Quello che si sa di sicuro è che attualmente è in vigore il Dublino III, firmato dal governo di Enrico Letta (ministro degli interni Angelino Alfano, ministro degli esteri Emma Bonino), che ribadisce il principio di responsabilità permanente del paese di primo approdo dei migranti, definendolo «una pietra miliare».

Angelino Alfano e Annamaria Cancellieri, però, furono effettivamente i ministri che parteciparono all'assemblea del Consiglio dell'Unione Europea del 6 e 7 giugno 2013 quando fu ratificato il Trattato di Dublino 3. All'epoca Angelino Alfano ricopriva le vesti di Ministro dell'Interno mentre Annamaria Cancelleri quelle di Ministro della Giustizia.

Il trattato di Dublino III è stato siglato nel 2013 perché quello precedente aveva una scadenza: dieci anni.
Il Dublino II era stato infatti firmato nel 2003 dal governo Berlusconi (ministro degli interni Giuseppe Pisanu, ministro degli esteri Gianfranco Fini), e si basava a sua volta sul precedente documento, che si chiamava non Trattato ma Convenzione di Dublino.

Ma il principio che lega per sempre il migrante al Paese di primo approdo non nasce neppure nel 2003, risale al 1° settembre 1997, quando andò in vigore l'originaria Convenzione di Dublino. Quell'anno in Italia era giunta un'ondata di migranti albanesi (scatenata dallo scandalo finanziario delle «piramidi») che per la prima volta non fu respinta dal governo dell'epoca, il Romano Prodi I (ministro degli interni Giorgio Napolitano, ministro degli esteri Lamberto Dini), ma lasciata sostanzialmente sulle spalle delle Caritas e delle parrocchie, prevalentemente pugliesi.

Dunque la Convenzione che andò in vigore nel 1997 era stata originariamente firmata nel lontano 1990, quando era al potere l'ultimo governo di Giulio Andreotti, l'Andreotti VI (ministro degli esteri Gianni De Michelis, Psi, ministro dell'interno Vincenzo Scotti, Dc). Quella prima convenzione firmata a Dublino stabiliva una serie di criteri di assegnazione ai vari paesi dei richiedenti asilo in possesso di documenti, poi diceva cosa fare nei confronti degli irregolari: «Art.6. Se il richiedente l'asilo ha varcato irregolarmente, per via terrestre, marittima o aerea, in provenienza da uno Stato non membro delle Comunità europee, la frontiera di uno Stato membro, e se il suo ingresso attraverso detta frontiera può essere provato, l'esame della domanda di asilo è di competenza di quest'ultimo Stato membro».

Era l'agosto 1991 quando il Viminale dispose un ponte aereo che in una sola notte riportò in Albania 17.467 persone arrivate in Puglia sei giorni prima, con l'impiego di 3 mila uomini e l'intera 46esima aerobrigata, in tandem con l'Alitalia.

Molti dei colpevoli sono ormai passati a miglior vita. Tuttavia sono ancora tra noi: Letta, Kyenge, Alfano, Cancellieri, Bonino, Berlusconi, Maroni, Caldiroli, Castelli, Prodi, Napolitano, Fini, Dini che sono i maggiori (non i soli) colpevoli del famigerato Trattato di Dublino, e dovrebbero essere banditi dalla politica per l'eternità.